Allattamento e prematurità: la mia esperienza personale.

Come, purtroppo, accade spesso nel caso di gravidanze gemellari (e nel caso di gemelli monozigoti, in particolare), anche io ho avuto un parto cesareo prematuro, con i piccoli che sono dovuti rimanere 3 settimane in ospedale, nel reparto di terapia intensiva neonatale, prima di poter tornare a casa. Ci tengo a precisare questa cosa per mettere ancora più in risalto il fatto che, a dispetto di questo inizio in salita, successivamente ho allattato tutti e due i miei cuccioli senza alcuna aggiunta fino a 11 mesi (dai 7 mesi in poi in parallelo allo svezzamento), a dimostrazione che un allattamento naturale è assolutamente possibile anche nei gemelli nati prematuri (a parte i casi di prematurità molto grave)!! Non solo, ma ricollegandomi al post “Allattamento gemellare? Difficile, ma non impossibile!!”, vi posso anche dire che, all’inizio, questo è stato possibile esclusivamente grazie all’uso del tiralatte, visto che i miei pulcini hanno passato le loro prime settimane di vita in un’incubatrice (come tutti i bimbi nati prematuri!) e non potevano assolutamente essere presi in braccio né, tantomeno, sostenere la fatica di un allattamento al seno.

Per riuscire in questa impresa non semplice, personalmente ho adottato una tecnica basata sulla tempestività (credo che in questi casi sia un fattore decisivo per il raggiungimento di un risultato positivo). Nello specifico, infatti, sono scesa al centro di raccolta del latte interno all’ospedale dal giorno dopo che mi hanno rimesso in piedi (per capirci, appena è stato possibile!)!! Ora, detta così, sembra una cosa banale ma, più ci penso col senno di poi, più mi rendo conto che solo una madre che deve sfamare i propri piccoli è in grado di trasformarsi in una guerriera sfatta in camicia da notte a meno di 48 ore dal parto. Eh sì, perché la riuscita di questa impresa dipenderà solo da voi!!! Vorrei tanto intortarvi con frasi poetiche sulla bellezza e la fierezza dell’essere madri (che nessuno mette in dubbio, per carità!!) o sull’assistenza di cui potete usufruire dopo il parto ma, nella realtà, la scena che vi dovete immaginare è più o meno la seguente. Sono circa le 8:00 di mattina e voi siete nel vostro letto di ospedale, a meno di 48 ore da un parto cesareo, esauste, perché siete ancora a digiuno ma già con gli occhi aperti dalle 6:30 circa, svegliate dalla solita fantastica routine ospedaliera: prelievo del sangue, misurazione della temperatura, pulizia personale, etc. A quel punto, siccome vi siete informate e sapete già che sarebbe l’ora in cui è aperto il centro di raccolta del latte, vi aspettereste che qualcuno vi desse qualche ragguaglio su cosa fare o, semplicemente, una parola di sostegno. Nella pratica, siete assolutamente abbandonate a voi stesse: nessuno vi verrà a dire niente e nessuno vi verrà ad esortare ad andare a tirarvi il latte (e badate bene, non è detto che il centro di raccolta del latte sia vicino o sullo stesso piano di dove siete voi…io ne so qualcosa!!). Quello, è il momento di massimo sconforto e il momento, secondo me, in cui la maggior parte delle mamme cede!!! È in quel momento, infatti, in quello spazio virtuale tra voi e quel tiralatte poggiato su un tavolino a due piani di distanza, che si aprirà o meno la possibilità per voi di riuscire ad allattare naturalmente i vostri figli! È mentre il personale del reparto si sta preparando per servire la colazione che voi dovete decidere: mi alzo, vado e ci provo oppure rinuncio e faccio tranquillamente colazione?! Mi rendo conto che l’ago della bilancia pesa per di più a favore del lasciar perdere, ma io vi consiglio di provare…..lo so che fa rabbia il fatto che le mamme che hanno subito un parto naturale ricevono comodamente a letto i loro pargoli mentre voi, che avete subito un’operazione a tutti gli effetti, con i nervi a pezzi perché i vostri figli sono tutti intubati e lontanissimi da voi, siete costrette pure ad imbattervi in questa impresa disperata!!! Ma voi siete mamme di gemelli, per voi nulla è impossibile (lo scoprirete col tempo…..)!!! Perciò, come è successo nel mio caso, con la pancia dolorante al pari del sedere di un fachiro che si stende sul suo bel letto di chiodi, vi tirate su da sole e, piegate in due, alla velocità di 3 km orari, salutate il personale avvisando che andate a tirare il latte. Lasciate il reparto e, noncurante delle persone che incontrerete in giro per l’ospedale e che vi guarderanno pensando “ma dove va ‘sta matta?”, con molta calma e con grande fatica riuscirete ad arrivare alla meta…..i 10 minuti più lunghi della storia!!!!!

Vi assicuro, però, che la parte più difficile è fatta…..all’apertura della porta del centro di raccolta del latte qualcuno del personale vi accoglierà, stavolta con fare molto benevolo nei vostri confronti….lì lo sanno che siete una delle pochissime che almeno ci prova!!!!!

In genere gli ospedali mettono a disposizione un tiralatte elettrico per le neo-mamme che sono ancora ricoverate e che non hanno ancora avuto il tempo di andarlo a comprare. Personalmente, dopo essermi fatta spiegare un minimo il suo funzionamento dal personale presente in loco, un altro sistema che ho adottato per cercare di farmi scendere il latte è stato quello di mimare un allattamento naturale. Perciò, dopo la prima volta che mi sono recata al centro di raccolta del latte, ho cominciato ad andare a tirarmi il latte ogni 4 ore (come se già allattassi a tutti gli effetti!!). Il primo giorno, come ci si può immaginare, non ho raggiunto alcun risultato…..apparentemente, quindi, uno sforzo inutile!! Il secondo giorno, però, è stato un successo: prima 20ml, poi 40, poi 100!!! Eh già, perché nel caso di gemelli il latte scende per due quindi, una volta avuta la calata, si rischia una produzione esponenziale!!!!

Non so dirvi con certezza se sia stato il mio metodo a funzionare o se piuttosto non mi abbia aiutato il fatto di aver iniziato il normale travaglio prima di effettuare il cesareo (l’ormone ossitocina, prodotto durante le contrazioni uterine del parto, può infatti stimolare emissione del latte materno). Allo stesso modo, non sono in grado di poter dire se le tempistiche per un’altra mamma potrebbero essere le stesse, a parità di condizioni, o se ci potrebbe essere necessità di tempi più lunghi. Quello che invece posso dirvi con certezza è che, una volta che cominciate a lasciare il vostro latte nei frigoriferi del centro di raccolta del latte, i vostri cuccioletti, anche se ancora nell’incubatrice, potranno iniziare a berlo. Il personale provvederà da subito a darlo ai vostri bimbi, anzi, a volte sarete voi stesse a darlo loro col biberottino (sempre nell’incubatrice) durante l’orario di visita. Il vostro latte per i vostri piccoletti sarà un concentrato di salute: il più grande aiuto che possiate dargli per rimettersi in sesto!! Non solo, se in eccesso, come nel mio caso, e se siete a posto con i parametri del sangue (alle brutte si tratta di eseguire solo un prelievo in più per averne la conferma!!), il vostro latte, dopo aver sfamato i vostri figli, potrà andare a rimpolpare la banca del latte delle donne (presente in ogni grande ospedale) ed essere utilizzato anche dagli altri bimbi presenti nella terapia intensiva…..vi assicuro che le altre mamme ve ne saranno grate!!! Avrete fatto felici voi e altre famiglie come voi….sono emozioni che uniscono tantissimo anche mamme che non si conoscono affatto!!!

Al momento delle vostre dimissioni dall’ospedale, poi, potrete sempre continuare a tirarvi il latte a casa (conservandolo in frigorifero) e portarlo in ospedale quando andrete a vedere i vostri figli in terapia intensiva. Io, come altre mamme, a volte mi tiravo il latte direttamente in ospedale prima di entrare dai cuccioli…..considerate, infatti, che quando si hanno i bimbi ricoverati in ospedale si può trascorrere molto tempo nella sala d’attesa tra un turno e l’altro. Così facendo si risparmia un po’ di tempo. Inoltre, devo ammettere che il tirarsi il latte insieme alle altre mamme nella stessa stanza è stato un bellissimo momento di aggregazione in quei giorni davvero difficili!!! Mi ha ricordato un po’ la condivisione nel crescere i figli delle nostre nonne…..una cosa che purtroppo è andata perduta ai nostri giorni e che forse sarebbe una cosa da rivalutare!!!

Per quanto riguarda l’allargamento al seno, io ho potuto provare ad attaccare i miei nanetti solo dopo che sono usciti dall’incubatrice, ovvero circa due settimane e mezzo dopo il parto. Devo ammettere che sono stata molto fortunata perché, nonostante le difficoltà e il fatto che eravamo ancora in ospedale e sotto orari ferrei, Lucio e Lorenzo hanno fatto quasi tutto da soli (sono sempre stati molto voraci, i ragazzi!!). Ovviamente una volta a casa l’intimità e le coccole hanno contribuito a fare il resto permettendomi di allattarli naturalmente come una qualsiasi mamma (o quasi!!)!!!

Vien da se……..“Uno? Che ce vò!”. 

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