Come non bagnarsi con due gemelli sotto la pioggia!

Non sono mai stato un amante della pioggia. Sono nato in una cittadina di mare e le belle stagioni sono e saranno per me quelle preferite.
La mia mente è spesso invasa di ricordi fatti di giornate soleggiate, calde, con quella luce vibrante negli occhi del bel tempo, di temperature piacevoli, ricordi, che oggi invece, magari vivrei non con lo stesso piacere, vista anche la differenza di età e la spensieratezza venuta meno.
Quanta invidia in quegli occhi che avevo da ragazzo, quanta nostalgia e che voglia di rivivere le stesse emozioni o le stesse percezioni che solo a 20 anni si possono assaporare.
E la pioggia? La pioggia era una pausa estiva, erano ore passate sotto un telone di plastica, uno di quelli che si usano per coprire le piccole imbarcazioni per non far rovinare la vernice sul legno ormai logoro e mangiato dalla salsedine.
La pioggia era un’immagine vista dalla finestra, con il ticchettio delle gocce presuntuose, quasi a rivendicare una loro esistenza nei confronti dei raggi solari che pervadevano insistenti nei mesi di luglio e di agosto.
Poi ci sono quelli che invece amano la pioggia. Amano la sua umidità, il profumo diffuso appena le strade o i campi si bagnano, lo splendore delle foglie delle palme, il ticchettio per molti rilassante.
Se parli con queste persone quasi potresti crederci a quant’è bella la pioggia. A quanto è romantica e ricca di passioni la pioggia.
Quasi ci potresti credere.
Quasi.
Ma a noi no. A noi non ci convince!
Che cos’è oggi la pioggia per noi in una qualsiasi mattina lavorativa con gli asili a media distanza a Roma?
La pioggia è un sasso nella scarpa. E’ il freno a mano alzato quando cambi le marce in macchina. E’ l’acido lattico alle gambe dopo il primo giorno di palestra.
Altro che romanticismo.
Noi mediamente per portare i bambini al nido in orario, diciamo per le 8h30, ci alziamo alle 6h30. Per molte categorie siamo fortunati, ma considerando quello che dobbiamo fare, stiamo parlando di 2 ore prima. E non sono poche. E questo nel caso in cui fuori ci si presenta una giornata soleggiata. Ed io e mia moglie facciamo il minimo indispensabile.
Quello che detterò è mediamente quello che dobbiamo fare, in due, dallo svegliarci per portarli al nido.
Ma andiamo per gradi.
Voi siete li che dormite belli tranquilli con il rumore della pioggia che piano piano si insinua nei vostri sogni con dinamiche che solo Freud saprebbe analizzare, quando proprio durante una tempesta equatoriale, mentre il vostro gommone imbarcando acqua precipita giù per una cascata con voi dentro naturalmente, venite riportati alla dura realtà dalla maledetta sveglia. E la prima cosa che sentite è il rumore della pioggia incessante sulle strade di Roma. Sono le 6h30 ma sembra siano le 3h di notte tanto sono fitte e nere le nuvole in cielo. Ci sono 10°C in meno fuori e la paura di ritrovarvi su quel gommone in cascata non è poi più così tanto terrificante.
Ma la realtà a volte è ben peggiore di un incubo.
Sei li che ti alzi con gli occhi gonfi cercando a fatica di andare in cucina per preparare la moca, che  provi a pianificare le singole azioni da fare per arrivare in al nido sani e salvi.
Ma soprattutto in orario.
E si, perché come in altri post già trattati, il problema non è la pioggia né tanto meno l’arrivare in orario al nido, il problema principale è cercare di ridurre al minimo il ritardo in ufficio. Perché tanto in ritardo arriveremo. Sicuro. C’è poco fare.
Dovete sapere che quando piove, tutta Roma si impegna fino all’osso per far arrivare tutti in ritardo. È una sorta di aiuto al contrario. Tutti, noi compresi, partecipiamo a questo grande evento affinché ognuno di noi possa arrivare con una buona mezzora di ritardo. Non importa a che ora esci di casa, quale strada alternativa imbocchi e a quale santo ti rifai. Sappi che arriverai in ritardo.
Tanto vale impiegare il meno tempo possibile da quando ti svegli a quando arrivi in ufficio.

Ma torniamo alla pianificazione dell’uscita “intelligente”.
Dov’eravamo rimasti? Ah si. Allora fuori piove ed io arrivo illeso in cucina per preparare la colazione.
Ora se fossimo genitori normali di molti accorgimenti potremmo non tenerne conto. Ma non dimentichiamoci che noi siamo genitori di gemelli e che le azioni da eseguire nei loro confronti sono sempre doppie.
Io e mia moglie normalmente facciamo colazione prima di svegliare le belve. Mentre io preparo la colazione lei usa il bagno o viceversa. Una volta fatta colazione andiamo a svegliare Lucio e Lorenzo.
Se avessimo avuto solo Lucio o solo Lorenzo, il problema sarebbe stato svegliarne solo uno ed una volta svegliato probabilmente avremmo investito più tempo su di lui con coccole sussurri e quant’altro per ridurre al minimo il trauma.
Quando non li portavamo ancora al nido, adottavo anche tecniche dolci, tipo mettendo loro dei brani musicali della Walt Disney a basso volume o usando dei peluche che saltellavano piano piano nel lettino svegliandoli con il sorriso.
Tutto questo comporta del tempo. E quando non c’hai un mazzo da fare, va pure bene, ma quando fai le cose con l’orologio in mano, anche no.
Questo tanto per dire che oggi con il nido che aspetta non possiamo più permetterci di perdere tempo ed una delle cose che abbiamo tagliato è il risveglio romantico per passare quello alla sergente Gunny. In questo modo si recuperano quasi 10 minuti. Ricordiamoci che stiamo trattando sempre due gemelli. Se e quando possiamo io e mia moglie entriamo insieme in camera dei piccoli per svegliarli (anche se il sergente Gunny lo faccio sempre io, lei non se la sente “core de mamma!!”), ma normalmente va uno solo. Questo vuol dire che appena il primo si sveglia lo si prende in braccio e lo si coccola il minimo indispensabile per portarlo dalla camera (il calidario) al salone (il tepidario) dove lo metto a sedere in una delle loro poltroncine in scala 1:10. Mentre il primo resta lì cercando di capire cosa succede si ritorna al calidario per svegliare il secondo che naturalmente s’è rimesso a dormire. Qui il sergente Gunny viene fatta in versione accelerata, a volte prendendolo in braccio ancora dormiente.
Ora la nostra situazione riguarda due bambini che amano dormire. Li abbiamo abituati a dormire sia di notte che nel pomeriggio. E questo comporta il doverli obbligatoriamente svegliare. E per chi ha dei bambini tra lo svegliare il bambino ed avere il bambino sveglio se ne passano una decina di minuti. È impossibile pretendere che un bambino sia attivo e reattivo 10 secondi dopo il risveglio.

Colazione abbondante e sana (ma dispendiosa di tempo!)

Poi ci sono quelli che hanno i bambini che si svegliano alle 6h da soli e che si preparano il caffellatte al microonde in totale autonomia. Ma noi non ne conosciamo neanche uno.
Mentre mia moglie li coccola ancora un po sul divano, con gli occhioni ancora pieni di sogni infantili, io preparo loro la colazione.
Un consiglio può essere che se vedete il risveglio tormentato, potete provare a vestirli e cambiarli prima di fare la colazione. Anche per dare loro il tempo di riprendersi un po.
Non dimentichiamoci che siamo genitori di gemelli. Che tutto quello che dobbiamo fare è doppio.
Una volta pronta la colazione mia moglie si mette a tavola con loro per assisterli mentre io approfitto del bagno.
Se tutto va bene non sono ancora le 8h e possiamo scendere tutti appassionatamente con l’ascensore, noi quattro più il passeggino gemellare, zaini, casco e magari anche il sacchetto con l’umido da buttare.
Da casa nostra al nido ci sono quasi 1km e 1/2 e mia moglie (santa santorum) se li fa a piedi trotterellando mentre spinge quasi 40kg su quattro ruote. Io che devo andare al lavoro prima di lei parto in moto. Una volta lasciati (o lanciati) al nido, lei corre letteralmente a prendere la metro.
Tutto questo con una giornata di sole splendente.
Ma se vi ricordate bene, sta piovendo.
Ed eccovi qua direttamente i consigli utili per ottimizzare i tempi anche tagliando su alcune cose.
Se l’asilo è vicino c’è poco da consigliare, C’è gente che scende di casa, attraversa la strada ed è arrivato.
Io non sono particolarmente forte ma spesso me li sono presi in braccio tutti e due con l’ombrello in mano portandoli a destinazione anche quando non camminavano. Ma se non ce la fate vi consiglio vivamente di andare in due, uno a testa meglio che due. D’altronde il blog lo dice chiaramente, Uno? Che ce vò! 
Se l’asilo è lontano, come nel nostro casa 1,5 km a piedi anche con la pioggia consigliamo di andarci sempre a piedi. Dovete spendere del tempo per indossare un’incerata voi, magari con uso ombrello ed un copri pioggia per passeggino gemellare con la tendina trasparente che arrivi fino ai piedi dei bambini. Se il modello parapioggia non fosse originale e lascia un poco i piedi scoperti comprate senza esitazione degli stivali per pioggia. Sono coloratissimi e ad i bambini piace molto. Apparentemente può sembrare una sfacchinata, ma fidatevi, andare a piedi può essere meno frustrante che prendere la macchina. Se decidete di prendere la macchina la pioggia vi farà dire tante parolacce per caricare i bambini in auto nei seggioloni auto, caricare il passeggino gemellare (che pesa quasi il doppio di uno singolo) nel porta bagagli. Quando ormai entrerete voi in auto sarete bagnati sia dalla pioggia (ormai stramaledetta!) che dalla sudata caprina che avrete subito causa nervosismo e fatica. Poi dovrete addentrarvi nelle strade sature romane per andare al nido. E solo una volta dentro e svoltato il primo incrocio, maledirete la fantastica idea di andare in macchina e non a piedi, visto che rischiate di impiegare lo stesso tempo ed essendovi ormai bagnati completamente.
Dopo diverse volte mi sono auto convinto che andando a piedi avrei apparentemente impiegato di più, quando invece partivo asciutto ed arrivavo asciutto. Non avevo il problema del parcheggio e né tantomeno del traffico.
Quindi a meno che non avete l’asilo a 20 km, meglio a piedi.
Se dovesse invece piovere furiosamente, fidatevi, non inerpicatevi da soli: fatevi aiutare. Andate in due possibilmente.
Quando decidiamo io e mia moglie di prendere la macchina, per noi significa che uno di noi due deve uscire prima per andare a prendere la macchina parcheggiata mai sotto casa. Arrivare fin sotto l’edificio, parcheggiare in doppia fila, raggiungere mia moglie sotto l’androne, caricarci ognuno un bambino e con l’ombrello in mano tornare in macchina nella speranza di non bloccare il traffico causa macchina seconda fila. In poche parole: un incubo!
Sempre perché i bambini sono due, perché tutto è doppio, a volte ahimè ci siamo ritrovati a dover prendere qualche ora di permesso o il giorno di ferie per impossibilità di riuscire ad andare in tempo all’asilo.

Figuriamoci quando siete soli.
Chiaro, quando cresceranno e cammineranno da soli, molti di questi problemi, state tranquilli spariranno, ma fino a quel momento, quante volte ho invidiato  quei genitori con un figlio soli, belli, rilassati, piacioni (come dicono a Roma), anche con la pioggia, con il loro impermeabile impeccabile ed asciutto.

Ma provate voi a caricare e scaricare uno dei due bimbi tenendo l’altro in braccio, con l’ombrello in mano, la borsa, le chiavi della macchina. La gente piuttosto che domandarmi “Ma come hai fatto?”, mi chiedeva “Ma quante mani avevi?”.

Termino con uno sfogo di u vecchio post facebook, in un giorno di pioggia, solo:

Voi palestrati, atleti, body builder, sempre in forma, sorriso a 40 denti, voi che avete il tempo e la forza di fare attività sportiva ed invidiati all’apparenza da tutti, vi sfido, di ritorno dall’asilo nido con la pioggia battente,  a prendere un bimbo di 14 kg in braccio manovrare l’altro che piange, chiudere un passeggino gemellare sempre con il bambino di 14 kg braccio, che tra parentesi dorme, aprire l’ascensore e caricare il passeggino gemellare all’interno, sempre con il bambino in braccio, far entrare l’altro che piange perché ha fame, caricare anche due buste della spesa, fare la stessa manovra al contrario, cioè uscire dall’ascensore, portarsi le buste, aprire la porta di casa, entrare dentro, sempre con il bambino in braccio per poi spogliarlo, metterlo a letto, considerando che tu sei con il berretto di lana, la sciarpa ed il cappotto fradicio. Quando finalmente ti sei spogliato ed hai messo le buste della spesa a posto, quello che dormiva si sveglia piangendo e quello che piangeva non ha più fame. Ciò che resta è un litro di sudore che hai versato e il crampo al bicipite sinistro per i 14 kg di tutto il post.
Fatelo anche voi ed avrete la mia stima!!

Viene da se  che non posso non dire: Uno? Che ce vo!

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