Plagiocefalia – parte 2 (quella tecnica)

Quando sono nati Lucio e Lorenzo, come molti gemelli, sono stati portati al reparto TIN perché prematuri.

Sono rimasti li per 3 settimane, belli paciosi e controllati.
Quello che non sappiamo e non vediamo (e quindi non ci preoccupiamo) è che le infermiere si preoccupano oltre alle 100 cose che devono fare, di girarli ogni tanto quando dormono, per cambiare anche loro posizione, anche quella del cranio. Quindi al 90% Lucio, perché Lorenzo non ha avuto poi il problema, è uscito dalla TIN tendenzialmente con una plagiocefalia quasi impercettibile.
Ora, se quella povera creatura ha un problema muscolare, magari al collo (un po come per noi il torcicollo), un muscolo contratto o quello che vi pare, l’infante tende naturalmente, perché si sente più comodo, a dormire sempre dallo stesso lato, esercitando il peso sempre nello stesso punto.
Ora ad un mese di vita, la testa del bimbo è e rimarrà la parte del corpo più pesante, ma le ossa sono estremamente morbide e quindi deformabili.
Ora dormici oggi, dormici domani, la testolina di Lucio tendeva a deformarsi poco alla volta senza che nessuno se ne accorgesse. Voglio dire, magari io e mia moglie ci dicevamo: -Guarda, Lucio è abitudinario, dorme sempre dallo stesso lato!- -Vabbè dai, lasciamolo stare, povero amore, dormire gli fa bene!-

Ma poi inconsapevolmente stavamo peggiorando la sua situazione.

Fino a ché alla prima visita pediatrica familiare, la pediatra ci fece notare subito, NON la plagiocefalia, ma bensì che Lucio faceva fatica a girarsi da un lato, che aveva come una contrattura. Che se lo richiamava a girarsi a sinistra, non era come girarsi a destra. Eh si. Da un lato si girava meno. E quindi era naturale che dormisse sempre dal lato preferito, forzando con il peso del cranio il lato più schiacciato.
Ora a meno che vostro figlio non abbia la testa a forma di cubo (sto scherzando!) quello che possiamo fare è 1) modificare le abitudini a casa e 2) cercare un buon fisiatra e/o osteopata che ci aiuto nel punto 1.

Allora ti documenti, parli con persone che hanno affrontato il tuo stesso problema e vieni a conoscenza di una letteratura inerente la Plagiocefalia che fino a qualche giorno prima ti era estranea.

Ci sono casi incredibili in cui si devono adottare metodi invasivi, come quello di un casco che rimodella il cranio del bambino, dandogli una forma più sferica.

Altri sempre invasivi ma più naturali, in cui si porta il bambino a dei trattamenti osteopatici in cui il cranio del bambino viene modellato manualmente con pressioni mirate.

Altrimenti c’è il metodo meno invasivo ma naturalmente meno efficace e più speranzoso che vede di ammorbidire la muscolatura del collo come al nostro Lucio, permettendogli di tornare a girarsi senza problemi da ambo i lati. Questo trattamento può anche essere fatto da un fisioterapista infantile che con dei massaggi (un po’ come sugli adulti) rilassa la muscolatura allontanandolo dall’irrigidimento iniziale.

Ora capisco che l’idea del casco possa sembrare una tortura, ma vi assicuro che viene usata, magari in casi eccezionali, anche in Italia. Per esempio in alcune strutture ospedaliere di Roma è una pratica possibile in cui un’intera equipe di dottori e specialisti seguiranno il miglioramento del bambino fino al raggiungimento della forma richiesta. Il casco nel migliore dei casi va indossato 22/23 ore al giorno e la terapia è al quanto onerosa. Ma forse in alcuni casi non si può tanto scegliere.

Quella della manipolazione osteopatica è stata una delle prime soluzioni propostaci.
Solo che i tempi sono sempre stretti. Più i bambini crescono e più l’osso del cranio tende ad indurirsi e quindi meno malleabile. Metteteci poi il dover trovare un osteopata di fiducia a cui portare il vostro bimbo\a che vedete passare i giorni così velocemente che il rischio è quello di perdere fiducia sui risultati.

Come detto prima noi abbiamo optato sul rilassamento muscolare.
-Dove si va a rilassare ora sta creatura?- chiese mio padre a suo tempo.
-Al Marriot, babbo. Dopo i massaggi c’è la spa free fino alle 19h!- gli rispondo. Ma lui non coglie e torna a coccolare i gemelli un po’ più accigliato.

Trovare un fisioterapista fu più semplice.
Nel nostro caso trovammo una specialista a Ostia dove furono sufficienti una decina di applicazioni ogni 5/6 giorni.
Lucio veniva massaggiato e disarticolato facendolo anche un po’ giocare. Considerate che aveva appena 4 mesi e ci siamo visti fino ai 9 mesi circa.
In quel periodo Lucio è riuscito a girarsi completamente anche dal lato bloccato.
Ora non pensiate che è bastato la fisioterapia. Quello che era molto importante è stato anche fatto da me e mia moglie.
Innanzi tutto Lucio continuava a dormire sempre dallo stesso lato. È stata nostra premura fare di tutto affinché dormisse tendenzialmente da ambo i lati. Ma Lucio era tosto e non ne voleva sapere. Per “forzarlo” a non dormire sempre dal lato sbagliato abbiamo fatto di tutto: asciugamani arrotolati per riempirgli il lato sbagliato e cuscini ergonomici utili a rimanere in posizione giusta.

Cuscino Lovenest

Su quest’ultimo posso consigliare i cuscini Lovenest.

Non è stato facile. Il bambino piangeva molto e cercava in tutti i modi girarsi dal lato comodo. Aveva spesso momenti isterici e poverino le prime volte molto probabilmente si addormentava per stanchezza (non chiamate il telefono azzurro per questo, vi prego!).

Per i genitori è un momento stressante. Bisogna essere fermi e certi in quello che si fa. Capiterà che vorrete cedere e mollare un po’ la presa, togliere il cuscino e l’asciugamano e farlo dormire come vuole lui e vederlo sorridere e brillare gli occhi. Ma il giudizio direbbe che sarebbe meglio di no.
Altra cosa molto semplice ma di cui si dimentica l’efficacia è di chiamarlo sempre per farlo girare dal lato da forzare. Cosicché lui fosse naturalmente obbligato a girarsi facendo, come dire, ginnastica. Chiama oggi, chiama domani, piano piano, dopo pianti, isterie, urla, risa e chi più ne ha più ne metta, Lucio ha finalmente iniziato a girarsi ambo i lati, dormire bene, in tutte le posizioni.

La plagiofagia non so dirvi se è migliorata, ma sicuramente ora non si nota più. Sono cresciuti. La testa è cresciuta. La loro personalità è maturata e non ti ritrovi più a guardarli come uno scanner 3D, ma ti ritrovi a guardarli negli occhi, vispi e curiosi di due bambini di tre anni.
E tutte quelle ansie, magari resteranno, magari no, ma sicuramente diluite nei pensieri come lo zucchero in un bicchiere d’acqua.

Chiunque abbia vissuto un’esperienza simile, può condividerla nella pagina dei post.

2 Commenti

  1. Marine

    Sono molto stupita di leggere nel vostro blog che secondo voi il casco sia una tortura. Ho dovuto e voluto mettere l’ortesi cranica à mia figlia che ha una plagiocefalia combinata ad una brachicefalia, perchè nel suo caso non è bastato correggere il torcicollo per far tornare il cranio rotondo. Dopo i 6 mesi, Le uniche terapie di riposizionamento non bastano più e l’unico modo è di usare il caschetto che non schiaccia il cranio ma al contrario guida la crescita del cranio là dove è troppo piatto. In Italia c’è un grAnde problema di disinformazione al riguardo e trovo che sia un grande peccato che vostro blog ci partecipi, visto che voi stessi siete stati confrontati al problema. Spero che tutto sia tornato a posto per il vostro piccolo, ma vi chiedo di pensare a cosa può provocare frasi del tipo “certo che il caschetto è una tortura” sui genitori che hanno dovuto affrontare gli sguardi e commenti ignoranti della gente (mia figlia non ha mai pianto per il casco, si è abituata subito, non è mai stato un trauma e non ha modificato il suo sonno).

    1. Babbo Antonio

      Gentile Marine, innanzitutto volevamo ringraziarla per la spontaneità del suo commento. Non è nostra intenzione denigrare alcun tipo di esperienza altrui, specialmente quando si tratta di bambini. Ci dispiace l’aver utilizzato dei termini forse un po’ forti riguardo a soluzioni spesso sofferte da prendere nei confronti dei nostri piccoli, visto che anche noi abbiamo vissuto un’esperienza simile (anche il nostro Lucio ha avuto una plagiocefalia importante, trattata in via definitiva soltanto a 6 mesi, per via di diverse esperienze negative precedenti).
      L’obiettivo del post era semplicemente quello di fare una panoramica delle metodiche attualmente presenti, da quella meno a quella più invasiva.
      A tal proposito, saremo lieti se Lei avesse piacere di aiutarci raccontando la sua esperienza personale in un post dedicato all’utilizzo di un ortesi cranica.
      Lo scopo del blog, infatti, è proprio quello di sollevare problematiche importanti in merito ai gemelli e di raccogliere e proporre quante più esperienze possibili, meglio se diverse, al fine di aiutare gli altri genitori nel lavoro più difficile del mondo.
      Per concludere vogliamo ricordare che le informazioni contenute nel blog, pur fornite in buona fede e ritenute accurate, potrebbero contenere inesattezze o essere viziate da errori tipografici. Gli autori si riservano pertanto il diritto di modificare, aggiornare o cancellare i contenuti del blog senza preavviso.

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