Plagiocefalia – parte 1 (quella romantica)

Plagiocefalia. Che Parola difficile.
Oggi voglio tranquillizzarvi di fronte a uno dei tanti termini medici con cui potreste imbattervi e che potrebbero causarvi notti insonni immaginando obbrobri innaturali da film dell’orrore.
Niente di tutto ciò.
Innanzi tutto vi rimando a due righe di wikipedia per capire meglio cosa sia la Plagiocefalia.

E poi come ormai di consueto vi racconto la mia esperienza.

Ognuno ha la sua storia per quanto riguarda il giorno o la notte in cui sono nati i nostri gemelli. Non si può descivere quello che abbiamo passato. È troppo forte e troppo personale.

Siamo bombardati di sentimenti intensi, preoccupazioni che si alternano a momenti euforici.
Diciamolo semplice: non ci stiamo capendo un …zo! (scusate il francesismo!)
Vado veloce.
Alla fine nascono. E non ne è uno. Ma sono due. Dio mio due. Vabbè ce la possiamo fare.
Tua moglie stremata ma in piedi (è madre da 10 minuti eppure la natura le ha inniettato un concentrato di forza che non immaginavi), i nonni che ti domandano e ti consigliano mille cose, la via crucis di parenti ed amici che chiedono il diritto di vederli, toccarli, abbracciarti, portare quintali di cioccolatini e tonnellate di fiori da radere al suolo una foresta amazzonica. Gli orari da rispettare, vai a prendere questo, non dimenticarti quello.

E tu, padre, continui a non capirci ancora un …zo!
Ma per fortuna, nel migliore dei casi, quest’orgasmo di relazioni e sentimenti dura poco.

Finalmente vi ritrovate a casa felici e stressati con i vostri due pargoli. E voi ancora rintronati avete il tempo di guardare e riguardare i vostri pupilli fino a tracciarne una mappatura a memoria del loro corpo e dei loro volti. Dei loro sorrisi, della manine. L’ombelico con ancora la cicatrice eterna ed al polso (magari) ancora i braccialetti identificativi.

Tutto molto bello e romantico fino a quando poi vi risvegliate e le vostre attenzioni mielose diventano scansioni digitali da metal detector.

E noti subito quello che prima non avevi visto.
Il cranio di Lucio non è perfetto.

Ok. Fermiamoci un attimo.
Vorrei sottolineare che prima che io diventassi padre, la mia attenzione nei confronti dei bambini degli altri, delle notizie sui bambini degli altri, di quelle che passano in tv, spesso e volentieri anche brutte, e così via, non è che fosse così approfondita.
Ora non prendetemi per un insensibile. Diciamo solo che non avendo esperienze dirette, le problematiche altrui riguardanti i bambini le coglievo meno.
Adesso piango anche quando vedo un film romantico in cui un bimbo abbraccia il suo babbo. Ma sorvoliamo.
Dove eravamo rimasti?
Ah si. Il cranio di Lucio non è perfetto.
-Vedi?- fa mia moglie -qui è più schiacciato, qui è più rotondo!-
-Ma non è possibile!- faccio io -sarà grave?-
-Non lo so- fa mia moglie -dovremo chiedere al pediatra o a degli specialisti.-
Tengo Lucio in braccio mentre centinaia di pensieri brutti rimbalzano nella mia testa come la pallina d’acciaio in un flipper. Non sono impaurito. Magari sono incazzato ma non impaurito. A differenza di molti quando non so bene cosa ho davanti, il più delle volte rimango estraneo. Faccio fatica ad esprimere paura o felicità. Però un po’ di rabbia dentro stava nascendo.
Lucio non mi vede. Mi fissa con gli occhioni, ma so che le immagini che ha davanti sono solo un cumulo di colori che prenderanno prima o poi forma.
Riconosce però la mia voce. E quindi lo chiamo piano e lo accarezzo esattamente come facevo in terapia intensiva in quei pochi trenta minuti che avevo a disposizione: anzi, quindici, perché gli altri quindici erano per Lorenzo.

Lui sembra sorridere. Lo avvicino a me e lo annuso delicatamente. Faccio un pieno del suo profumo ed un sorriso sincero affiora sul mio volto.
-Quanto è bello- penso – e pensare che proprio io sto notando questa tua deformazione.-

Chi mi autorizza a definire tale forma cranica una “deformazione”? Come mi permetto ad essere così critico IO con te, Lucio, adorabile creatura appena nata, privo di colpe e di intenzioni?

-Plagiocefalia!- sorride la pediatra
-Come scusi?- rispondiamo in coro io e mia moglia.
-Pla gio ce fa li a- rimarca il dottore in stampatello.

-E quindi?- facciamo noi.

-E quindi niente!- dice il medico -è una cosa normale.-
E prima che io e mia moglie la tempestiamo di domande, la pediatra inizia in automatico la procedura colloqualie in qui ci spiega il come ed il perché delle cose. Dagli albori medioevali, fino alle più recenti pratiche osteopatiche francesi.

Voglio essere sincero: più un medico cerca di spiegarti che non è niente e più tu credi che sia una cosa seria.

Ma come sempre ci vuole il tempo per assimilare le informazioni. Ci vuole il tempo per metabolizzare le novità belle o brutte che siano.

Plagiocefalia, plagiocefalia, plagio…

Ripetevo continuamente questa parola in testa, cercando di farmela sembrare almeno naturale alla pronuncia, visto che il significato non è così empatico.
Il tempo passa ed io metabolizzo. Ed inizio a fare attenzione anche ai figli degli altri e mi accorgo che anche i figli degli altri non hanno il cranio perfetto: chi è più schiacciato dietro, chi è più rotondo.
E Lucio?

A Lucio oggi non si vede niente e poi i capelli nascondono tutto. Poi quando avrà 50 anni e sarà pelato, ma anche no, saranno fatti suoi.
Ma che cosa aveva?

…continua.

Chiunque abbia vissuto un’esperienza simile, può condividerla nella pagina dei post.

 

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