Andiamo dal Parrucchiere

Da quando i nostri bambini sono nati, io e mia moglie Simona ci siamo prodigati nell’arte del taglio dei capelli.

Finché erano corti, nessun problema, ma dopo un anno i capelli hanno iniziato una crescita esponenziale.

Sono lunghi, spettinati, ingestibili.

Poi, loro, i gemelli, amano spalmare sui capelli qualsiasi cosa. Soprattutto cucchiai o forchette condite con sughi, besciamelle, caffè, creme pasticciere.

Quando parli con i nonni o con gli amici tutti ti dicono “Ma no dai! Che bei capelli! E’ un peccato tagliarli. Stanno bene così!”.

Ma una volta arrivato il caldo, lo vedi che loro stessi, i bambini, si lamentano, si grattano dietro la testa, sudano.

E’ arrivato il momento.

Prima di partire per le vacanze urge la sfoltita obbligatoria.

Io e mia moglie non abbiamo mai avuto pregiudizi o preferenze, quindi, anche se nuovi del quartiere Cinecittà, ci siamo affacciati al primo Barbiere che abbiamo trovato.

Certo che se non avessimo avuto due gemelli, bastava che io o mia moglie ci affacciassimo e ci giostrassimo come un clown per intrattenere il diavolo durante la sfoltita.

Ma con due gemelli ci toccherà andare tutti e due. La simpatica famigliola al completo.

L’idea è quella di far tagliare i capelli in modo drastico. Certo l’impatto sarà forte e quello che però forse mi farà sorridere di più dopo è che molto probabilmente con i capelli corti si assomiglieranno ancora di più.

Siamo Andati.

Lucio e Lorenzo si guardano intorno con circospezione, come due soldati che camminano tra le rovine di una città abbandonata. Non c’è niente che li attragga. Niente che possa attirare attenzione. Niente. L’aria è tesa. Il barbiere con il baffo impomatato si avvicina a loro con sorriso a metà tra il simpatico e metà “che dovemo fa?”.

Pronti all’agguato Lucio e Lorenzo restano vicini quando decido di prendere Lucio. Il soldato si divincola come se dovesse finire sotto tortura. Lorenzo rimane attonito. Non so se ha capito che dopo toccherà a lui.

Simona si avvicina a Lorenzo, fingendo tranquillità, prendendolo per mano ed avvicinandosi ad un divano consunto. Cercherà di deliziarlo con alcune riviste di moto e auto dell’anno scorso.

Nel frattempo Lucio viene messo a sedere sulla sedia con la testa di un cavallo. E già sembra che le cose cambino. Gli dico subito che è Furia, il fratello di Ronzino, il cavallo a dondolo che abbiamo a casa. Che ci aspettava da tempo, da prima che gli crescesse la criniera.

Lucio mi guarda, non so se ci ha creduto. Ma nel frattempo il baffo impomatato ha già iniziato a tagliuzzare qua e là.

– Io ci so fare con i bambini – dice il baffo – loro si fidano di me. –

Zac, zac zac. Non è che lo sto molto a sentire, preferisco guardare Lucio che si guarda allo specchio che guarda la madre che dietro intrattiene Lorenzo.

Fuori ci sono 35 °C dentro credo 20. Forse un po’ pochi.

Ad un certo punto la mia attenzione cade sull’aria condizionate piuttosto che sul taglio dei capelli.

Mia moglie lo ha capito ed infatti cerca di spostare Lorenzo in luoghi ameni del barbiere per evitare l’aria artica fuoriuscire dal climatizzatore.

Alla fine riusciamo a sfoltire tutti e due. Belli. Uguali. Peggio per gli altri che dovranno riconoscerli ed i nonni ancor più in difficoltà.

Ma in questo caso c’è stato un lieto fine a metà.

Si perché manco dopo 1 giorno, Lucio ha iniziato a starnutire, smocciolare e dulcis in fundo, in serata aveva un febbrone manco fosse gennaio.

Fin qui tutto nella norma, siamo abituati, se non fosse che il giorno dopo dovevamo partire per le vacanze.

Che abbiamo fatto? Siamo partiti ugualmente, carichi di fazzoletti, Tachipirine e tanta pazienza.

È durata una settimana, ma almeno il fratello sano è andato al mare ugualmente, grazie all’aiuto della zia e della nonna.

Ma questa è un’altra storia.

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